Hanno partecipato 55 istituti superiori della Marca trevigiana, tra cui moltissimi licei, e tra i vincitori spicca la nostra studentessa Asia Antichini della classe 5B con un racconto ambientato durante la Resistenza.
Chiediamo alla studentessa quanto sia importante, per lei, la scrittura.
E nell’emozione della premiazione, tenuta presso l’Auditorium Santa Caterina a Treviso giovedì 7 ottobre 2020, ci confida:
«Per me la scrittura non è solo una passione con cui colmare il tempo libero, è una reincarnazione, un mezzo attraverso cui posso vivere, mediante i miei personaggi, vite ed esperienze incredibili, dimenticandomi di tutto il resto, della monotonia di una vita normale. Nessuno ci pensa, ma la scrittura ci dà un grande potere: quello di poter essere padroni di decidere cosa diventare, chi essere, che avventure vivere. Io mi considero fortunata ad esser riuscita a comprenderlo, perché se all’inizio avevo iniziato a scrivere un po’ per gioco o per noia, ora non riuscirei più a vivere senza. Quando mi immergo tra il candore e la purezza delle pagine bianche riesco ad estraniarmi dal mondo con una facilità quasi innaturale, il tempo scorre velocemente e quando torno alla realtà è come riaffiorare in superficie dopo un’immersione in acque profonde, facendomi sentire rinata, con una nuova luce negli occhi e nuove energie. Più scrivo e più mi rendo conto di quanto mi sia indispensabile, come l’acqua o l’ossigeno senza cui vivere è impossibile. A volte penso a cosa potrebbe succedere se un giorno, magari quando avrò una famiglia, un lavoro, non avessi più il tempo materiale da dedicare a questa passione. Probabilmente ammattirei, perché è qualcosa di così vitale per me che senza non credo nemmeno sarei più me stessa.
I miei elaborati spaziano per lo più da riflessioni personali ad alcuni manoscritti con come protagoniste donne storiche, o inventate dalla sottoscritta, aventi dei messaggi a mio parere oggi un po’ svalutati.
La mia partecipazione al concorso mi ha indotto a pensare ad una storia incentrata sul valore e l’audacia dimostrata dalle staffette durante la 2^guerra mondiale, che a mio parere dovrebbe far sentire orgoglioso tutto il genere femminile. Il secondo motivo è legato alla mia famiglia, e in particolare a mia nonna, che nonostante fosse solo una bambina ha dovuto vivere lo scempio della guerra.
È questo il caso di Angelina, la protagonista del mio racconto, che nonostante la giovane età, è costretta a subire le avversità e gli orrori dell’occupazione tedesca e del fascismo. Ciò che più la caratterizza è il coraggio e la maturità che dimostra sin dall’inizio, alternati però ad atteggiamenti ancora tipici della sua età, e che poi andranno a sciamare lungo il corso della storia, fino ad arrivare al culmine quando assisterà all’eccidio del Ponte San Felice in cui alcuni partigiani perdono la vita per mano dei soldati nazisti. Angelina perde quindi definitivamente la sua spensieratezza da ragazzina e diventa adulta prima del tempo, acquistando la maturità e la consapevolezza necessaria da farle superare la perdita dell’amato fratello morto nella strage. Nel corso della storia ho inserito diverse tematiche a me particolarmente a cuore, come la Resistenza partigiana, l’importanza delle staffette, ma anche l’emancipazione femminile, a quel tempo completamente sconosciuta visto che c’era ancora l’arcaica idea che solo un uomo avesse la stoffa per imbracciare il fucile e battersi per la patria, come sostenuto dal padre di Angelina, che cerca di dissuaderla dall’invischiarsi eccessivamente nella Resistenza, ovviamente senza successo.
Un’altra particolarità che tengo ad evidenziare è che l’ambientazione, i nomi dei partigiani della brigata, e persino la casa della famiglia della protagonista sono luoghi reali e che veramente hanno vissuto in prima persona i fatti narrati. Ho voluto inserire queste corrispondenze perché questo non vuole essere solo un semplice racconto, ma un invito a non dimenticare, rendendo omaggio ogni giorno a coloro che si sono sacrificati per l’indipendenza, ricordando alle generazioni future i valori lasciateci come nostro retaggio. Allora non saranno mai morti davvero e continueranno a vivere attraverso le nostre parole.»
Citando una delle frasi scritte da Asia «…la mia bicicletta era un maestoso destriero purosangue che mi permetteva di gareggiare con il vento, facendomi sentire come uno di quei coraggiosi fanti medievali che si lanciavano alla carica contro il nemico. Quando ero in sella non esisteva nient’altro, solo io, la bici e la libertà.» vi invitiamo a leggere il suo racconto Per non dimenticare.
Leggi il saggio vincitore di Asia Antichini "Per non dimenticare"
da Segreteria
del martedì, 13 ottobre 2020