EDUCAZIONE ALLA LEGALITA` 2011

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da Segreteria

del lunedì, 14 aprile 2014

Visita d’istruzione a Padova - Incontro con detenuti presso la Casa di Reclusione "Due Palazzi"

Giovedì 3 e 10 marzo 2011, in due diverse tornate, i giovani delle classi quarte A, B, C, E e quinte A e C, accompagnati dai professori Gazzarin, Pangaro, Pincin, Ruggiero e Tosto, hanno vissuto un incontro-confronto con uomini detenuti presso la Casa di Reclusione di Padova – Due Palazzi. Due ore in tutto, ché tale è il tempo consentito dai regolamenti carcerari; ma vissute intensamente. L’evento, inserito nel piano annuale delle attività con riferimento all’Anno Internazionale del Volontariato, è nato dalla collaborazione con la d.ssa Ornella Favero, Direttore responsabile della rivista “Ristretti Orizzonti” (periodico di informazione e cultura dal Carcere Due Palazzi) e referente per l’Associazione di volontariato penitenziario “Il granello di senape”.  La preparazione in classe è avvenuta attraverso la lettura ragionata e l’approfondimento (durante le ore di Italiano e di Religione cattolica) di alcuni articoli-testimonianza tratti dalla summenzionata rivista; è seguita la formulazione scritta di una lunga serie di domande da rivolgere in diretta agli interlocutori.
Cosa abbiamo incontrato? Un edificio enorme, fatto di tanto grigio e lunghi corridoi, alcune pareti dei quali sono ingentilite da pitture realizzate nel corso di laboratori; inferriate su inferriate, posti di guardia, aria rafferma ed umidità. Progettato per 370 detenuti, ne contiene attualmente 780.
Chi abbiamo incontrato? All’esterno, appena scesi dal pullman,  un gruppetto di persone in attesa di essere chiamate per entrare ad incontrare i familiari detenuti. Ci hanno guardato stupite, forse, dal fatto che tanti giovani si accingessero ad entrare in quel luogo e subito, senza troppa attesa! Al posto di guardia d’ingresso, tre guardie cortesi ci hanno accolto e, espletate le procedure di  controllo documenti e rilascio pass d’accesso, ci hanno accompagnato alla sala predisposta per l’incontro: 50 sedie, lungo le pareti sobri scaffali zeppi di libri e riviste, appese in cornici semplici le copertine dei numeri fin qui usciti della rivista. Siamo nel cuore della redazione di “Ristretti Orizzonti”. Un breve reciproco saluto di presentazione, moderatrice la sig.ra Ornella, e via alle testimonianze dirette di alcuni tra i quindici uomini, d’età compresa tra i 23 ed i 60 anni. Tutti con un nome: Elton, Ulderico, Sandro, Enos, Rachid, Vincenzo, Franco, Filippo, Igor, Altin…; tutti con una storia personale che, ad un certo punto, è diventata storia di azioni  delittuose e di detenzione e che ha stravolto anche la vita dei loro familiari: genitori, mogli, figli, compagne, fidanzate… Tutti desiderosi di portare avanti il cammino di “autoaiuto” che prevede anche l’incontro con vittime dei delitti di cui si sono resi colpevoli (molto simile, nei metodi e nella rielaborazione del vissuto, a quello degli Alcoolisti Anonimi, per intenderci).  Troppo breve il tempo per rispondere, con disponibilità, franchezza e senza enfasi, alle tante domande dei ragazzi. Ma sufficiente a noi per capire che è valsa la pena di incontrarci ed ascoltarci con rispetto. I frutti, speriamo buoni, per noi e per loro, non sta a noi supporre o pre-giudicare se e quando matureranno.
Piccole considerazioni finali.
1.             Vale la pena di credere e faticare per proposte di educazione alla Legalità ed alla Giustizia, siano esse preventive o terapeutiche, non solo nonostante tutto quel che di criminogeno accade, anche ad alti livelli istituzionali; ma proprio perché crediamo nell’Educazione Civica e non nell’educazione cinica. All’uscita ci siam detti: ”No, non è decisamente bello stare qui dentro!”. E con l’aggettivo “bello” intendiamo un’infinità di motivi e di fatti. Misurarsi con queste storie significa perdere tante illusioni: l’illusione che a commettere reati siano i “diversi”, i “mostri”, visto che la grande maggioranza delle storie sono iniziate in famiglie normali e continuate poi di trasgressione in trasgressione; l’illusione che la razionalità ci salvi sempre e che “io/noi ci pensiamo prima” perché più intelligenti-più furbi-più protetti; l’illusione che si possa giocare con l’alcool e le altre sostanze psicoattive, oltre che con la vita propria e altrui.
2.             Nel jet-set italiano dello spettacolo, dello sport, della finanza, dell’imprenditoria e della politica fanno vita perfettamente libera persone già riconosciute colpevoli di reati ben più pesanti di quelli compiuti da alcuni dei detenuti da noi conosciuti, ma …
3.             I nostri ragazzi hanno chiesto ad una sola voce: “Più tempo per il confronto”; perciò vedremo di organizzare in scuola un ulteriore incontro sia con detenuti in permesso speciale, sia con personale della polizia penitenziaria. 

Leopoldo Pincin

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